via lattea miti e leggende del cielo

Miti e leggende del cielo e della via lattea

Dopo aver parlato dei cieli di luglio e agosto dal punto di vista astronomico, oggi ci avviciniamo al cielo per parlare delle sue leggende. Proviamo a chiedere a un ragazzo di oggi se ha mai visto la Via Lattea, si rimarrà stupiti perché non solo la maggior parte di loro non l’ha mai vista ma molti, addirittura, non sanno neanche che esiste.
Ma certo, cosa vediamo attorno a noi quando il Sole scompare oltre l’orizzonte? Insegne luminose, luci delle città e delle strade di periferia, delle case, dei negozi, luci ovunque.
E sopra di noi un tetto buio, appena punteggiato da fievoli luci che sfuggono alla vista. Paghiamo così l’inquinamento luminoso.
Immaginiamo invece un nomade del deserto che avanza tra le dune di notte, un uomo in barca attorno ad un mare nero, un aborigeno australiano, cosa vedranno questi uomini sulla loro testa? Come si orienteranno al buio?
Ci risponde verga nella sua novella Nedda, una ragazza che tornava nella sua casa di Viagrande una notte e per trovare la strada al buio seguiva i rintocchi della chiesa madre e “a puddara” cioè il gruppo di stelle che formano le Pleiadi.
Perché il cielo è lì, tutte le notti, ruota piano piano sulla nostra testa fino all’alba e cambia a poco a poco con le stagioni, come una grande sfera dentro la quale si trova la Terra: la sfera celeste.
Il cielo era così familiare ai nostri antenati che, ogni popolo, in ogni parte del pianeta si trovasse, isolato per questioni puramente geografiche dagli altri, inventava delle storie fantastiche per spiegare questa meraviglia della natura.
Di queste storie e leggende ne riporteremo qualcuna al solo scopo di poterci tuffare in storie e mondi che oggi non esistono più e in questo articolo ci limiteremo solo alla via lattea, questa meravigliosa striscia color di latte, profilo della Galassia dentro la quale si trova la Terra, che solca il cielo soprattutto nelle notti d’estate.
Miti e leggende del cielo la via lattea

Miti e leggende del cielo: la Grecia

La mitologia greca, a noi più vicina, ha attinto a piene mani dalle meraviglie del cielo per far nascere la sua mitologia e ancora noi, oggi, ne sentiamo gli echi quando leggiamo l’oroscopo.
Delle tante versioni esistenti sulla Via lattea riportiamo la più conosciuta, quella che OVIDIO scrisse nelle sue METAMORFOSI.
Narra che Giove si innamorò di Alcmena, una bella mortale sposata con Anfitrione.
Ma la ragazza è fedele al marito, allora Giove crea uno stratagemma, approfittando di un momento durante il quale Anfitrione è assente, si trasforma in lui e, ingannando Alcmena, la possiede.
Da questa unione nacque Ercole. Anfitrione, saputo del tradimento, voleva uccidere la moglie ma Giove gli raccontò dell’inganno e lui la perdonò.
A questo punto Giove desiderava che questo figlio fosse immortale, come tutti gli dei e  dato che la madre non lo era, non restava che essere allattato da sua moglie, Giunone.
Aspettò che la donna dormisse affinché non si accorgesse che stava per allattare un figlio non suo e attaccò Ercole al suo seno.
Ma il bambino era già forte dalla nascita, succhiò con tanto vigore da svegliare la donna e schizzò il latte intorno a sé.
Alcune gocce caddero sulla Terra e si trasformarono in gigli ma quelle che arrivarono in cielo formarono la Via Lattea.
Ed Ercole divenne immortale.

Miti e leggende della via lattea: Egitto

L’astronomia è tra le scienze più antiche, lo testimoniano i reperti archeologici dell’antico Egitto dove megaliti e varie altre strutture di pietra, aventi come riferimento le stelle, furono costruite molto prima delle piramidi.
In Egitto sorse l’osservatorio astronomico più antico e innumerevoli sono le testimonianze che dimostrano la cultura del cielo, vastissima in questa popolazione.
Ad essa era legata anche l’agricoltura perché il Nilo straripava dopo l’apparire della stella Sirio nel cielo, preannunciata dalla costellazione di Orione.
Orione era contiguo con la Via Lattea, gli egiziani, che credevano in una vita dopo la morte, immaginavano che l’aldilà si trovasse su Orione e la Via Lattea, per loro era un fiume, un “Nilo celeste” sul quale navigavano gli dei e che i morti dovevano attraversare per raggiungere Orione, il loro paradiso, sul quale regnava la regina Osiride.
via lattea

Giappone

In Giappone la via Lattea era chiamata “fiume argentato”e ad essa è legata una leggenda che recita così.
L’imperatore del cielo “celeste” aveva una figlia Orihime, impersonata dalla stella Vega, bellissima che tesseva le stoffe per i vestiti degli dei.
Di lei si innamorò, ricambiato, un giovane pastore, Hikoboshi ( la stella Altair), che la vide mentre pascolava le bestie divine.
Ma il loro amore li distrasse a tal punto da non farli più lavorare, quindi l’imperatore li punì collocandoli sulle sponde opposte del fiume argentato, la Via Lattea, egli decise che potevano incontrarsi solo una volta l’anno, la notte del 7 luglio.

Mesopotamia

In questa zona della Terra la Via Lattea venne chiamata Nahru Tsiri, cioè “fiume serpente”.
Questa leggenda narra di una battaglia tra gli dei tra i quali c’era il dio Marduk e la dea-drago delle acque salate Tiamat.
Marduk, vinse la battaglia e divise il corpo della dea a metà: una parte diventò il cielo, l’altra il fondo dell’oceano, gli occhi le sorgenti dei fiumi Tigri ed Eufrate, e la sua coda formò la Via Lattea.
Miti e leggende del cielo

Indiani d’america

Per questa popolazione la Via lattea era un ponte utilizzato dai morti per andare nell’aldilà rappresentato da una stella posta a un’estremità di esso, la stella degli spiriti che accoglieva le donne e gli anziani mentre i guerrieri dovevano percorrere un sentiero più difficile per raggiungerla.
Attraverso la Via Lattea i defunti potevano tornare sulla Terra e ritornare nell’aldilà, la nostra galassia dunque, era la via che univa i vivi con coloro che non c’erano più.
In questo breve articolo ho passato in rassegna alcune delle innumerevoli “leggende del cielo”testimonianza di culture antiche che si sono espresse tutte in modo diverso ma che hanno in comune lo stupore e il riconoscimento di grandezza e di divinità per la volta stellata.


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