Gli interrogatori a SantAgata

Gli interrogatori a Sant’Agata

Il culto di Sant’Agata è professato dalla Chiesa Cattolica ed Ortodossa, patrona di Catania, San Marino, Malta e molte altre località, protettrice dei vigili del fuoco argentini, delle donne affette da patologie al seno, dei fonditori di campane, delle balie e nutrici, ma soprattutto è invocata contro incendi, eruzioni e disastri naturali. Secondo gli studi condotti, ella nacque a San Giovanni Galermo, nella provincia di Catania, l’8 settembre tra il 229 ed il 235; per la tradizione cattolica rappresenta un simbolo della fede incrollabile, consacratasi a Dio durante le torture subite per volere di Quinziano l’inquisitore, inviato dall’imperatore per risolvere la questione dei cristiani a Catania. Si narra che durante le persecuzioni fuggì con la famiglia a Palermo, ma fu catturata e riportata indietro, dove il proconsole volle incontrarla dopo avere saputo di una giovane cristiana che professava il suo credo senza timore di Roma.
Santagata e il carnefice 1
Quando Quinziano la incontrò rimase ammaliato dalla bellezza ed eleganza della giovane, decise di prenderla in sposa, anche perché lei apparteneva ad una ricca e benestante famiglia. Agata si rifiutò e dopo un sommario processo venne incarcerata, subendo torture e violenze atte a spezzare la sua solida volontà e sottometterla al volere di Quinziano. Durante una delle notti nella sua prigione, ricevette la visita di San Pietro che le dette confortò curando le sue ferite. Anche se questo destò stupore, venne costretta a subire altre violenze e torture, tra cui i carboni ardenti e l’asportazione dei seni usando una pinza. Seppure la prigionia e la brutalità continuarono, la giovane consacrò la sua verginità a Dio, rifiutando continuamente le proposte del proconsole che senza indugiò ordinò il continuo dei supplizi. La Santa morì il 5 febbraio del 251, dopo l’ultima notte trascorsa subendo violenze.

Sant’Agata: Gli interrogatori

santagata in carcere
Oggetto di studi furono gli interrogatori che la Santa subì ad opera di Quinziano, nei quali dimostrò di padroneggiare la dialettica e la retorica, dimostrando di possedere una profondo cultura. La sua solidità e fede le permisero anche di superare il periodo di affidamento a Afrodisia, una sacerdotessa che aveva il compito di spezzare la sua volontà con tentazioni e minacce. Fallendo nel suo proposito la restituì al proconsole romano, affermando che la giovane aveva la testa più dura della lava dell’Etna. Quinziano infuriato imbastì il processo contro la Santa, durante il quale ebbero un interrogatorio dove la fede granitica e la fermezza d’animo e spirito della giovane perseguitata furono muro contro il volere del potente. Il proconsole tentò di dissuaderla dalla sua fede affermando che lei era libera e nobile, come tale non doveva vivere da schiava. La giovane senza esitazione ribadì che la più elevata nobiltà consisteva proprio nell’essere schiava di Cristo. Il giorno seguente l’interrogatorio proseguì con torture, durante le quali Agata subì lo stiramento delle membra, la lacerazione usando pettini di ferro e fu scottata con lamine infuocate. Gli furono in quell’occasione tagliati i seni usando grandi tenaglie, per poi essere riaccompagnata sanguinante nella sua cella. Neanche durante questi supplizi l’interrogatorio fece piacere al proconsole, il quale dovette subire la compattezza della giovane che riconfermò senza esitazione la sua incrollabile fede. Durante quella notte, Agata ricette la visita si San Pietro, ma dopo quattro giorni venne riportata al cospetto del proconsole che vide le sue ferite rimarginate. Quinziano vittima di una sconfitta cocente, dove addirittura doveva confrontarsi con dei miracoli, costrinse la giovane alle ultime torture, per questo la notte seguente Agata spirò nella sua prigione senza mai cedere o sottomettersi al volere del proconsole.
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