Pfizer Catania

Pfizer Catania, i sindacati: “il governo attivi un tavolo”

Una situazione che appare essere ancora un rebus da risolvere quella dei lavoratori di Pfizer Catania. Qualche settimana fa si era paventato il rischio che l’azienda colpisse duramente, lasciando a casa diverse figure. Per la precisione, come riportato dall’Ugl, il provvedimento rischia di colpire «nello specifico 80 lavoratori con contratto in somministrazione che non verranno rinnovati. Inoltre, circa 130 dipendenti effettivi ai quali, in prima istanza, sarà proposto il trasferimento nella sede di Ascoli Piceno. A questo si aggiunge anche un dimezzamento degli investimenti, da una cifra pari a poco meno di 60 milioni di euro annuali. Precedentemente erogati per la produzione catanese, a una somma intorno ai 28 milioni di euro che consentirà soltanto la manutenzione degli impianti.»

Qualche settimana fa si era arrivato a parlare di una possibile interrogazione all’UE. Ancora oggi i sindacati non hanno smesso di muoversi per cercare di risolvere questa situazione critica.

Sindacati: “la vertenza di Pfizer Catania non è una questione regionale”

pfizer licenziamenti

 Sono chiarissimi i segretari di di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Marco Falcinelli, Nora Garofalo, Paolo Pirani, i quali mandano un messaggio molto forte. Interpellati a proposito di «alcune affermazioni del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, comparse sui media nei giorni scorsi», i segretari dei gruppi sindacali hanno risposto in maniere chiara e compatta.

«La vertenza della Pfizer di Catania non è una questione regionale, lo vogliamo ribadire forte e chiaro. Non c’è un elemento, del comportamento della multinazionale farmaceutica statunitense, che induca a pensare questo. Dalla dimensione del gruppo alla presenza in vari stabilimenti in Italia, la portata di questa decisione ci fa credere che gli esuberi siano solo l’inizio di un percorso di dismissione del sito e di disimpegno dal Paese.»

Come hanno ricordato Falcinelli, Pirano e Garofalo: «La pandemia ci ha dimostrato quanto delicati siano i processi di produzione dei farmaci e, soprattutto, quanto i presidi industriali siano rilevanti per garantire un’indipendenza sanitaria. Questo è un Paese che nel corso degli anni ha pagato salato il prezzo della perdita di pezzi nevralgici della ricerca farmaceutica. Dismettere anche le produzioni significa allontanare ulteriormente l’Italia dal centro decisionale. È necessario difendere questo settore. »

I segretari di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno poi così concluso: «Per questo invitiamo i ministri Giorgetti ed Orlando ad aprire rapidamente un tavolo interministeriale su questa vertenza. Non soltanto per salvaguardare l’occupazione in un’area depressa del paese, ma per puntare al rilancio di un settore che ora, più che mai, ha bisogno di investimenti pubblici e privati e di infrastrutturare nuova ricerca riportando l’Italia ad occupare il ruolo internazionale che le compete».

Suriano: “spettacolino forze politiche indegno”

Anche la deputata nazionale di ManifestA Simona Suriano non usa mezzi termini e anzi attacca chiaramente le forze politiche.

«Lo spettacolino offerto in questi mesi dalle forze politiche alla guida dei governi, nazionale e regionale, è indegno. I lavoratori ed i loro rappresentanti sindacali aspettano risposte chiare sul loro futuro. Tra Palermo e Roma continua invece un inaccettabile rimpallo di responsabilità. L’ennesima riunione, tenutasi sabato a Catania si è conclusa con un nulla di fatto che l’assessore regionale Scavone spaccia come ‘riapertura di un percorso’.»

La deputata nazionale ha poi continuato: «Il percorso è invece bloccato da una cortina di fumo che fa solo comodo all’azienda. Inoltre, le consente di andare avanti senza modificare di una virgola i propri piani che porteranno conseguenze catastrofiche per centinaia di lavoratori», ha affermato la Suriano.

«Una vertenza che coinvolge così tanti lavoratori, in un territorio depresso e messo ancor più alla prova dall’emergenza sanitaria, non può non essere considerata un’emergenza nazionale.» La conclusione è un invito chiaro e deciso: «il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti non perda tempo in precisazioni e apra subito una trattativa a livello ministeriale.»


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