the charging bull

Arturo di Modica: ci lascia lo scultore del Charging Bull di New York

 
La Sicilia è da sempre una terra di grandi personalità. Non scioriniamo qui tutta l’infinita lista di compatrioti illustri, ma chiunque sia siciliano sa quanti luminosi natali l’isola abbia regalato al mondo. In questi giorni piangiamo la scomparsa di uno fra questi: Arturo di Modica, scomparso il 19 febbraio all’età di 80 anni a Vittoria, nella contrada Pozzo Bollente, a seguito dell’improvviso peggioramento di un tumore con il quale combatteva da diverso tempo.

Chi era Arturo di Modica

Arturo di Modica nasce il 26 gennaio del 1941 a Vittoria, città alla quale rimarrà sempre profondamente legato. All’età di diciannove anni parte per Firenze dove studia alla rinomata Scuola Libera di Nudo presso l’Accademia delle Belle Arti. Sempre a Firenze, due anni dopo, apre il suo primo studio d’arte nel quale comincia quel percorso che lo porterà nella storia, realizzando scultura in bronzo e altri metalli, ma non solo: lavora anche opere in marmo di Carrara, operando presso lo studio Nicoli.
Passano undici anni e Arturo decide di attraversare l’oceano e spostarsi negli Stati Uniti, dove si stabilisce a New York aprendo uno studio in Crosby Street nel quartiere di Soho.
Qui diventerà famoso per il Charging Bull, l’iconica figura bronzea taurina che campeggia in un angolo del triangolo verde del Bowling Green proprio all’inizio di Broadway. La stessa che, divenuta famosissima, lo stesso Arturo ha deciso di mettere in vendita nel 2004 a patto che il proprietario non potesse spostarla dalla sua collocazione; la scultura è ora affidata al New York City Department of Parks and Recreation.
Una statua che ha acquisito talmente tanto valore da superare persino l’Empire State Building per numero di visitatori e da essere la seconda più visitato a New York, dopo la Statua della Libertà.
the wall street bull

L’operazione Charging Bull

Eppure c’è una storia estremamente curiosa dietro questo monumento, una storia che Arturo ha raccontato in un intervista rilasciata sulle pagine di Repubblica Palermo: «Era un periodo di crisi: la Borsa di New York aveva perso in una notte più del venti per cento e tanta gente era piombata nella depressione più nera. Con qualche amico cominciai a chiedermi cosa potevo fare io per la “mia” città. Sì, certo, sono di Vittoria, ma se vivi più di 40 anni a New York non puoi non sentirla anche tua. E allora mi venne in mente di scolpire un toro, l’immagine della Borsa che cresce: doveva essere uno scherzo, una provocazione. E invece è diventata una cosa maledettamente seria.»
Uno scherzo da tre tonnellate e mezzo che costò circa 350.000 dollari e che l’artista dovette collocare abusivamente, come emerge dalle sua parole, che riecheggiano un’atmosfera da Mission Impossible: «Cinque minuti. L’operazione non doveva durare di più. Altrimenti avremmo rischiato grosso. Dopo un paio di sopralluoghi avevo scoperto che di notte la ronda della polizia passava davanti a Wall Street ogni 7-8 minuti. Dunque, per scaricare la “bestia” senza farci arrestare dovevamo impiegarci di meno. Altrimenti, addio blitz». Un bliz complicato, oltretutto, dall’istallazione di un enorme albero di Natale proprio dove di Modica aveva pensato di collocare il suo toro con i suoi quaranta complici e il supporto di una gru e di un camion.
Il toro, come sappiamo, trovò comunque il modo per rimanere vicino a dove inizialmente collocato, nonostante le reticenze dei gerarchi della borsa. La sua maestosa figura celebra la capacità del popolo americano di rialzarsi e simboleggia la borsa come potenza motrice, in grado di manifestare possanza. Non rimase tuttavia l’unico toro creato dallo scultore, visto che un’altra sua opera, Bund Bull ”, venne installata nel 2010 a Shanghai: si tratta di un animale più giovane, una dedica alla rampante società cinese.
arturo di modicas charging bull

L’addio commosso di Vittoria e della Sicilia tutta

Proprio nella sua cittadina natale Arturo era tornato e aveva trovato dimora, cimentandosi in quello che sarebbe stato il suo ultimo progetto, che avrebbe voluto lasciare in dono: due cavalli in bronzo da 40 metri situati uno di fronte all’altro a sormontare il fiume Ippari.
Durante il suo funerale, il sacerdote ha detto durante l’omelia che di Modica « con la sua arte è riuscito a leggere la presenza di Dio e la sua sensibilità è stata efficace, visibile non solo nelle opera che ha prodotto ma anche nei rapporti umani».
Parole di stima sono arrivate anche dall’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, che si è così espresso in merito: «Emblema della genialità siciliana, fu un’anima navigante che lo portò, prima, ad aprire uno studio a Firenze, poi, dal 1973, nella grande Mela, per ritornare, infine, alle sue salde radici. Artista visionario, grazie alle sue opere, continuerà a vivere e, da Assessore, mi impegnerò a custodirne e alimentarne il ricordo perché, se come ha scritto Pablo Picasso “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”, il Maestro Di Modica col suo lavoro ha cercato, riuscendoci, di liberare la società dal mulinare fastidioso nell’aria del polverio che, troppo spesso, appanna la giusta visione delle cose».
Il sindaco Italia ha invece profuso queste parole per lo stimato artista: «Il mondo lo ricorda per il suo Charging Bull, l’enorme toro di bronzo che una notte, nell’89, piazzò a due passi da Wall Street e che oggi è una delle sculture più visitate di New York, ma Arturo era soprattutto un vulcano di idee e una fonte di generosità, sempre attento ai giovani e convinto della forza provocatrice dell’arte». E ha poi aggiunto: «Spero che la Sicilia e la sua Vittoria, alla quale rimase legato nonostante i 40 anni trascorsi e New York, sappiano riappropriarsi di questo grande scultore che ha lasciato tracce del suo talento in tutto il mondo».


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