San Giuseppe falegname

San Giuseppe falegname in Sicilia

Oggi andiamo alla scoperta del culto in Sicilia di uno dei più famosi santi in generale. Nella nostra terra, famosissime sono appunto le cene dedicate a San Giuseppe, che saranno l’oggetto del nostro prossimo articolo, nel quale cercheremo di raccontare come quest’usanza si declini in molti paesi. Per adesso però andiamo a scoprire qualcosa in più sul culto in Sicilia di San Giuseppe falegname.

Il culto per san Giuseppe falegname

Il culto per san Giuseppe è diffuso in moltissimi paesi della Sicilia dei quali il santo è patrono. Nella tradizione popolare egli svolge ruolo ben determinato, quello di avvocato delle cause impossibili. Il
Pitré (Feste patronali, cit.) descrive così la devozione dei Siciliani per il santo: «Dei santi il più carezzato patrono è San Giuseppe che occupa 13 comuni». Il suo culto si manifesta attraverso un complesso di elementi rituali, pubblici e privati, quali il banchetto sacro, la preparazione dell’altare, la raccolta delle offerte, la sacra rappresentazione dell’altare, l’accensione dei fuochi e la processione, che hanno luogo in versi periodi dell’anno: a marzo e a fine agosto. Anticamente veniva celebrato con messe e novene ogni mercoledì sin dal mese di gennaio, oggi invece ci si limita al solo mese di marzo e la data della sua festa coincide con l’equinozio di primavera. Nella tradizione popolare, oltre ad essere il protettore degli orfani e delle ragazze nubili, san Giuseppe protegge soprattutto i poveri, ed è per questo che esiste l’usanza di preparare il pranzo sacro offerto ai bisognosi e agli orfani.

Il banchetto di san Giuseppe falegname


Il banchetto per la festa di san Giuseppe falegname viene denominato in vari modi a seconda del paese: cena, ammitu, artaru, tavulata. Anche il giorno della sua preparazione può variare: il 19 marzo, giorno della ricorrenza liturgica, la domenica delle palme, il primo maggio, ogni mercoledì del mese di marzo e in qualunque altro momento dell’anno. L’uso di imbandire mense su altari allestiti per l’occasione, diffuso in tutta l’area del Mediterraneo, risale fin alle epoche più antiche.

Il cibo, nella sua valenza simbolica e rituale, diventa quindi l’elemento principale nei festeggiamenti dedicati al santo. La preparazione dell’altare consiste nell’edificazione di una cappelletta utilizzando
come materiali il legno o il ferro. La struttura viene ricoperta da rami di mirto e di alloro, simboli agresti con chiaro significato propiziatorio, e in ultimo essa viene decorata con arance, limoni e piccole forme di pani, legati tra di loro con delle cordicelle. All’interno della cappelletta viene preparato un altarino disposto su un ripiano e sotto di esso vi sono altri tre ripiani dove vengono collocati 1 pani
simboli religiosi tradizionali della festa del santo. Tutto l’altare è decorato da lumini, vasi di fiori, piatti con germogli, brocche dì acqua e di vino e al suo centro viene posto un grande quadro che raffigura la Sacra Famiglia.

La preparazione

Una volta la preparazione dell’altare avveniva fuori dalla case, nei cortili o nelle piazze del paese, oggi invece viene allestito dentro casa, mentre il pranzo continua a essere consumato all’aperto. Principalmente, avviene in spazio pubblici o appositi allestiti nelle piazze riccamente ornati di rami di alloro, palme e rami di cedro.

A Ribera, in provincia di Agrigento, paese che nel 1627 prese il nome di Mara Afan de Ribera, moglie del principe di Paternò, vi è l’usanza di raccogliere rami di alloro per rivestire la stragula, una torre di legno alta circa una decina dî metri, collocata sopra un grande carro e decorata da grandi pani chiamate cudduri, legati tra loro per mezzo di cordicelle. Davanti alla torre è collocata l’immagine di san Giuseppe. La stragula, trainata da due buoi, rappresenta, secondo la tradizione popolare, l’abbondanza e la gloria del santo patriarca mediante alcuni elementi carichi di valore simbolico. quali il pane e 1 rami di alloro.


Nella provincia di Trapani, a Salemi (l’antica Halicyae fondata dagli Elimi che durante l’epoca romana fu una delle cinque città libere della Sicilia e che poi, sotto la dominazione araba, prese il nome attuale
dalla parola araba Salam, cioè salubrità e sicurezza) nel mese di marzo è tradizione locale fare una promessa di voto al santo o ringraziarLo per la grazia ricevuta. I preparativi durano otto giorni e durante questo periodo viene allestito l’altare in casa e sì provvede ad invitare un certo numero di bambini, in base al voto fatto. Di solito in numero di re in quanto devono rappresentare la Sacra Famiglia: Maria, Giuseppe e il Bambin Gesù. Un paio di giorni prima di ogni mercoledì
mese o il 19 marzo, il devoto che ha fatto promessa di voto gira paese per chiedere delle offerte, che di solito consistono in farina, olio, uova o anche in danaro. Questo atto penitenziale è la questua, rituale comune non solo alla festa di san Giuseppe ma anche ad altri santi patroni che si celebrano in Sicilia.

L’altare e u vastuni

L’altare viene decorato con molti rami di mirto e di alloro, mentre la preparazione del pane impegna per diversi giorni non solo le donne di casa, ma anche quelle del vicinato. L’impasto della farina segue un rituale ben preciso: i pani devono essere di peso e dimensione diversi e rappresentano fiori, frutta e animali, mentre la loro collocazione sull’altare spetta per tradizione al capofamiglia. Il segno dell’abbondanza nell’altare è rappresentato dagli ortaggi, soprattutto dal finocchio, e dalla frutta collocata in grandi cesti.

Al centro vengono esposti i cucciddati, grandi forme di pani votivi. La forma di pane dedicata al santo ne riproduce il bastone, u vastuni, decorato con un giglio simbolo di purezza; il pane dedicato a Maria è decorato con una rosa che rappresenta la verginità e guarnito da datteri (che, per tradizione, la Vergine mangiò durante la fuga in Egitto), e da un ramo di palma simbolo di pace. Questo pane è destinato alla fanciulla che impersona la Madonna, mentre il pane dedicato a Gesù viene decorato con gelsomini, con uccelli e con i simboli della sua passione.

Questi pani, una volta benedetti dal parroco, saranno regalati a parenti e amici.

Se volete scoprire di più sui patroni siciliani, potete farlo con i nostri articoli.



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