Studenti in piazza

Studenti in piazza oggi a Catania per protestare

Studenti in piazza a Catania oggi per protestare contro il Governo Meloni e le sue politiche verso la scuola. Gli studenti catanesi si sono dati appuntamento alle 9 a piazza Roma, ma non saranno i soldi. Una giornata di sciopero condivisa con altre venti piazze italiane e che sta coinvolgendo non solo gli studenti, ma anche docenti e personale scolastico – ed è aperta a chiunque voglia farne parte. Molte le rivendicazioni degli studenti, che hanno coniato lo slogan “Soldi alla scuola e non alla guerra” per polemizzare contro la scelta del governo di continuare a investire negli armamenti bellici e negli aiuti militari, trascurando istruzione e altre necessità.

Piazza Roma di catania

Come ha dichiarato Simon Vial, responsabile scuola del Fgc, «le nostre scuole cadono a pezzi il nuovo governo continua ad investire soldi in armamenti per il conflitto in Ucraina. Siamo pronti alla mobilitazione in tutta Italia per dire basta a questo modello d’istruzione piegato alle esigenze delle aziende». E ancora: «Non può esistere un criterio di merito oggettivo in un sistema che ammette la differenza tra scuole di seria A e scuole di serie B e che accentua le disuguaglianze tra gli studenti nell’accesso allo studio».

Studenti in piazza contro “il piano scuola” di Valditara

Il bersaglio n.1 degli studenti è certamente il piano scuola del governo e del suo ministro Valditara. Già nei programmi elettorali, il partito della premier Giorgia Meloni proponeva – a differenza degli altri – incentivi da destinare alle famiglie per iscrizioni in scuole private ritenute di merito. Adesso il ministro ha dichiarato che pensa anche a una riforma degli istituti tecnici e professionali, che spingerebbe verso un rapporto più stretto con le realtà produttiva del paese e dovrebbe evitare che divengano «brutta copia del liceo». Parole che hanno molto preoccupato gli studenti, che ricordano ancora i morti dell’alternanza scuola-lavoro.

Tra le altre proposte del governo c’è poi “un piano di orientamento per le famiglie”, con l’intenzione di far sapere ai genitori che «chi va al liceo e poi non finisce l’università avrà potenzialità occupazionali e retributive inferiori a chi esce da un tecnico e professionale». Questo dovrebbe portare, secondo il ministro, a far divenire i “consiglieri” delle famiglie nell’orientarle verso la scelta delle superiori per i figli. Una terribile ingerenza, oltretutto macchiata da una straordinaria forma di preveggenza, visto che raramente i governi hanno modo di prevedere l’andamento del mercato del lavoro in un momento storico in cui tutto cambia molto rapidamente.

Ancora, Valditara ha parlato della figura di un tutor da affiancare agli studenti “in difficoltà” e dell’intenzione di «valorizzare chi è molto bravo, anche al di fuori dell’orario di lezione».

Chiesa: “In piazza per le scuole e il nostro futuro”

«Saremo nelle piazze di tutto il Paese, da Milano a Bari, per ribadire che sulla nostra didattica, sulle nostre scuole e sul nostro futuro, ora decidiamo noi», ha annunciato Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale del sindacato. «La mobilitazione è appoggiata dal Sisa, sindacato indipendente scuola e ambiente, che ha chiamato allo sciopero – fa sapere l’ufficio di Gabinetto del ministero dell’Istruzione e del Merito – tutto il personale docente, dirigente e Ata di ruolo e precario in Italia e all’estero per l’intera giornata di domani».

scuola rientro proteste

A non convincere Bianca Chiesa e gli studenti sono le idee di riforma di Valditara, accusate di non rappresentare «un modello di scuola inclusivo. Queste proposte hanno come fine un modello di scuola escludente per coloro che il ministro definisce ‘studenti in difficoltà’, che in questo modo vengono ulteriormente marginalizzati ed esclusi».

Anche la proposta di riforma degli istituti tecnici non ha trovato un feedback positivo tra gli studenti. «L’obiettivo che dovrebbe raggiungere questo processo secondo il ministro Valditara è quello di creare una scuola maggiormente asservita al mondo del lavoro e non come strumento di formazione personale e collettiva», dice Alice Beccari, dell’esecutivo nazionale del sindacato studentesco. Beccari ha poi dichiarato all’AdnKronos che viene chiesto dagli studenti «un modello alternativo della scuola rispetto a quello proposto dal governo attuale così come rispetto a quelli precedenti. Riguardo al ‘merito’ noi protestiamo: il diritto allo studio deve essere sempre garantito a tutte e a tutti senza distinzioni di sorta. Le nostre rivendicazioni – ha proseguito Beccari – si basano su cinque pilastri: diritto allo studio, istruzione integrata al posto dell’alternanza scuola-lavoro, benessere psicologico, più rappresentanza e più diritti per gli Studenti e le studentesse».


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