San Corrado Confalonieri 1

San Corrado Eremita, patrono di Noto

Questo venerdì ci spostiamo a Noto per scoprire la storia di San Corrado Eremita e la festa a lui dedicata, L’arrigghiata di San Currau.

La storia di San Corrado Eremita

Corrado Confalonieri nacque a Piacenza nel 1290. Si narra che rinunciò alle sue ricchezze a seguito dell’ingiusta condanna di un uomo accusato di aver appiccato il fuoco a un bosco, causando dei danni. Corrado, che si trovava in quel bosco per una partita di caccia, si accollò la colpa e, una volta risarciti i danni causati dall’incendio, decise di dedicare il resto della propria vita alla preghiera e alla penitenza. Giunto in Sicilia per predicare la fede in Cristo, scelse di vivere da eremita sul colle Acre, ma, cacciato via dagli abitanti del luogo, si stabilì vicino a Noto Antica, nella grotta dei Pizzoni, vivendo in solitudine sino alla morte avvenuta il 19 febbraio 1351.

Il culto di San Corrado Eremita

Il culto per San Corrado si diffuse in Sicilia fin dal 1515, quando papa Leone X permise che le reliquie del santo fossero custodite in un’urna d’argento per essere venerate dai fedeli. La prima processione dedicata al santo ebbe luogo a Noto nell’agosto del 1525. Successivamente, nel 1643, il consiglio civico del paese lo elesse suo protettore e patrono. Da allora san Corrado viene festeggiato con solennità due volte l’anno: il 19 febbraio, data della sua morte, e l’ultima domenica di agosto, per un totale di quattro processioni l’anno, di cui una si svolge nel giorno della festa e una per l’ottava. L’urna del patrono viene portata in processione in tutto il paese, fin dentro ai vicoli dei quartieri popolari. Noto, vero gioiello del barocco, edificata nel 1703 a sei chilometri a sud di Noto Antica (l’antica Netum), durante la dominazione araba divenne capoluogo della valle omonima (Val di Noto). In seguito al terremoto del 1693 il paese venne ricostruito a valle, in stile esclusivamente barocco, prendendo l’aspetto attuale.

Val di Noto

Da notare il fatto che san Corrado fosse venerato prima ancora di essere santificato da papa Leone X.

L’arrigghiata di San Currau

Nel tardo pomeriggio dell’ultima domenica di agosto, l’urna d’argento contenente le sue reliquie esce dalla cattedrale portata a spalla, secondo un antico privilegio, dai componenti della Confraternita dei portatori di san Corrado, che indossano un camice bianco e hanno in testa un fazzoletto. Seguono il clero e la band musicale, mentre in testa alla processione sfilano i bambini con indosso il saio del santo, seguiti dalle donne a piedi scalzi e con in mano una torcia accesa. Da ultimo sfilano le varie confraternite: quella dei Cappuccinelli, costituita dai contadini; la confraternita di santa Caterina, costituita dai muratori, e la Confraternita delle anime sante, che riunisce i calzolai. Ciascuna confraternita indossa il proprio costume, recando le coppe su cui sono incise le immagini devozionali dedicate al santo e lo stendardo di appartenenza. Ai lati dell’urna d’argento sfilano i portatori di cilii, grossi ceri montati su un fusto di legno, sul quale sono dipinte a mano scene della vita del santo. La folla dei fedeli partecipa innalzando un grosso cero acceso e molte donne procedono a piedi scalzi per sciogliere un voto.

Durante la processione, i genitori avvicinano i piccoli fino a toccare l’urna del santo, atto devozionale teso a invocare la guarigione.

Il corteo

Il corteo, dopo aver sostato e dopo che i fedeli hanno visitato la chiesa del Santissimo Crocefisso, raggiunge la cattedrale dove una folla di devoti attende per assistere alla trasuta ri San Curradu (l’entrata di San Corrado), cioè l’ingresso dell’urna nella cattedrale. Questo è il momento più spettacolare della processione: i portatori dei cilii eseguono una corsa, come fosse una danza, mentre i portatori del simulacro del santo patrono salgono di corsa le tre rampe di scale della cattedrale per far rientrare le reliquie del santo in chiesa. Gli applausi e gli incitamenti dei fedeli accompagnano l’urna, mentre i portatori dei cilii continuano a eseguire la loro danza in onore del santo. Una volta si usava fare la penitenza della lingua a trasiniuni (strisciare la lingua), per cui chi seguiva in processione l’urna del santo leccava i graditi dello scalone della cattedrale come atto penitenziale o al fine di sciogliere un voto. Ogni dieci anni l’urna viene portata, sempre a spalla dalla confraternita, fino all’eremo di San Corrado fuori le mura, seguita dall’immensa folla di fedeli.


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