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Pfizer Catania, comune rilancia: pronti per la Farm Valley

Non si dissipano le nubi intorno alla sede catanese della Pfizer, nota compagnia farmaceutica il cui nome è oltretutto di recente stato costantemente sulle prime pagina dei giornali per via del brevetto del vaccino. Qualche settimana fa l’azienda ha infatti annunciato di voler chiudere la filiale catanese, prevedendo un esubero di circa 210 lavoratori. Di questi, a ottanta non verrebbe rinnovato il contratto mentre per i restanti 120 ci sarebbe il trasferimento ad Ascoli Piceno. Una notizia che non ha mancato di suscitare scalpore.

Pfizer Catania: la nota dell’Amministrazione Comunale

Proprio in questi giorni l’Amministrazione Comunale di Catania ha rilasciato una nota in merito, richiamando l’attenzione della politica nazionale: « E’ necessario che quanto prima il governo nazionale e in particolare il Ministero dello Sviluppo Economico attivi un tavolo tecnico e di confronto con le forze sindacali, istituzionali e l’Azienda, per fermare il surreale piano della Pfizer di depotenziare il sito catanese ricorrendo persino a inaccettabili licenziamenti di personale, proprio mentre la stessa impresa ha assunto un fruttuoso ruolo centrale nel mondo con la produzione di miliardi di vaccini.»
Pfizer Catania
Alla prima parte di denuncia, segue una pars construens altrettanto importante: «Sia l’Amministrazione Comunale che quella Regionale hanno dato ampia disponibilità a sostenere il rilancio dello stabilimento di Catania ma tocca anzitutto al Governo centrale pretendere spiegazioni di scelte che appaiono incomprensibili scongiurando anzitutto i licenziamenti, a fronte degli investimenti di 27 milioni che non garantirebbe neppure il mantenimento della funzionalità del sito etneo. Nei mesi scorsi peraltro il sindaco e tutta l’Amministrazione comunale, anche di recente, hanno rilanciato l’opportunità di sfruttare le potenzialità del sito produttivo di Catania che avrebbe anche le professionalità necessarie per realizzare in tempi brevissimi un polo per lo sviluppo e la fabbricazione di vaccini e prodotti farmaceutici di ultima generazione, in sintonia alle sollecitazioni giustamente espresse da tutte le organizzazioni sindacali.»
Il senso sarebbe quello di promuovere una Farma Valley Catanese con l’utilizzo di fondi comunitari. Infatti, il consiglio comunale avrebbe già approvato con l’unanimità un ordine del giorno dello scorso 2 Novembre per impegnare il sindaco a farsi portavoce, a livello nazionale, per l’impiego di risorse del Piano di Ripresa e Resilienza. Tali risorse sarebbero investite per permetter di affrontare le minacce presenti e future al diritto alla salute e alla vita dei cittadini, in cui Pfizer Catania può giocare un ruolo fondamentale, anche a favore di tutta l’area del Mediterraneo. In tal senso, un ruolo fondamentale verrebbe rivestito dalla zona etnea, che vedrebbe sorgere una specifica area dedicata all’industria del farmaco.

Pfizer Catania, la polemica non si placa

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Non si è tirata indietro ieri Simona Suriano, la quale ha espresso alla Camera con parole durissime la sua posizione in materia: «Il governo, nella persona del ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, venga a riferire in aula sulla notizia di questi giorni dell’ennesimo licenziamento collettivo, questa volta perpetrato dalla Pfizer a Catania. Parliamo della stessa Pfizer che si è arricchita nell’ultimo anno fatturando ben 42 miliardi di dollari solo per la produzione dei vaccini.»
«Questa azienda – ha poi continuato la deputata del gruppo Misto – ha ben pensato di disinvestire sul nostro territorio licenziando, con un semplice Messaggino Whatsapp, oltre duecento lavoratori in un territorio già depresso, già desertificato. Più di duecento persone che vedono sacrificato tutto il loro impegno, tutta la loro vita dall’oggi al domani. Addirittura è stato offerto – solo ad alcuni dipendenti in possesso di requisiti specifici –  il trasferimento nella sede di Ascoli Piceno, come se un lavoratore dall’oggi al domani può trasferire la propria famiglia, la propria vita in un’altra regione. Quindi chiedo che venga a riferire il ministro Giorgetti su qual è la politica industriale di questo governo. Se la politica di questo esecutivo è far fallire tutto il tessuto imprenditoriale italiano lo venga a dire in aula mettendoci la faccia. Siamo di fronte all’ennesimo licenziamento da parte di una multinazionale a cui si sono stesi tappeti rossi e che adesso lascia il deserto intorno», ha concluso Suriano.
Le ha fatto eco la senatrice Tiziana Drago, membro della commissione “Lavoro e affari sociali” al Senato, la quale ha ribadito la sua vicinanza a tutti coloro che stanno subendo un torto in questa vicenda. «Solidarietà a coloro che oggi stanno vivendo il dramma del licenziamento e vi assicuro che non starò a guardare. Sono certa che il presidente Musumeci si stia prodigando nelle modalità più consone e, in questo senso, mi preme evidenziare come sarebbe opportuno che la Regione si adoperasse per l’attivazione di un tavolo di intervento, al fine di giungere a concrete soluzioni, tanto da parte del Governo regionale, quanto di quello nazionale».
Al coro si è unito anche il Commissario provinciale Catania e deputato regionale di #DiventeràBellissima Giuseppe Zitelli, che stamane ha depositato all’Ars una specifica interrogazione sulla vicenda legata agli esuberi della Pfizer. «Ritengo inaccettabile il trattamento che la società Pfizer sta riservando ad una fetta importante di lavoratori del proprio stabilimento catanese. A 130 dipendenti assunti a tempo indeterminato viene chiesto di trasferirsi presso l’altra sede di Ascoli Piceno perché risulterebbero essere in esubero. Ad altri 50 dipendenti della Ramstad (una società collegata) non verrà, invece, rinnovato il contratto. Appare evidente che nelle intenzioni della Pfizer vi sia lo smantellamento dello stabilimento di Catania».
«Si tratta di una questione di carattere nazionale – ha aggiunto Zitelli – sulla quale il Governo centrale è chiamato ad avviare immediatamente un tavolo di confronto. Del resto, lo spiegano bene i fatti: a fronte dell’enorme richiesta di vaccini e pillole anti-Covid nella struttura etnea si continuano a produrre antibiotici e farmaci di seconda fascia. Ecco perché parlo di una condizione inaccettabile: la multinazionale statunitense non solo non è un’azienda in crisi ma si sta assicurando enormi benefici economici dalla vendita dei propri prodotti anti-Covid».


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