Badia di Sant'Agata altare

La Chiesa della Badia di Sant’Agata

La Chiesa Badia di Sant’Agata è uno dei principali monumenti barocchi di Catania, situata in Via Vittorio Emanuele II, proprio di fronte al Duomo. La chiesa è stata realizzata da Giovanni Battista Vaccarini, è un capolavoro di architettura che coniuga i modelli dell’imponente architettura Romana con le forme sinuose della tradizione tardo barocco locale.

Il magnifico prospetto della Chiesa della Badia di Sant’Agata.

L’esterno della chiesa è caratterizzato da un movimento a onde che, amplificato dall’alternanza di luci e ombre, le donano un aspetto curvilineo ed elegante. Il portale seicentesco di Giovanni Maria Amato è l’unico sopravvissuto al terremoto del 1693.

L’interno della Chiesa della Badia di Sant’Agata.

Badia di Sant'Agata scrigno

L’interno della chiesa è a croce greca allungata. Il lampadario centrale, realizzato da oltre 5000 cristalli di Murano, è un opera di grande bellezza. Tra le opere custodite all’interno è degno di nota il “Crocifisso” di Ignazio Carnazza.

La chiesa è chiusa in alto da una cupola. La salita che consente di arrivare in cima è di 170 gradini, più la piccola scala a chiocciola. Dalla cima è possibile ammirare un panorama mozzafiato di tutta la città, dalla Cattedrale di Sant’Agata con la sua cupola, al porto, all’Etna.

Quattro cappelle si inseriscono nell’ottangolo e accolgono quattro altari. Le superfici della chiesa sono di un magnifico stucco bianco e su questo si innalzano dei magnifici altari in marmo giallo, da cui si elevano quattro statue in stucco lucido, che rappresentano San Giuseppe e Sant’Euplio a destra, nell’altare maggiore Sant’Agata, patrona di Catania, San Benedetto e l’Immacolata Concezione a sinistra. Le statue sono sta realizzate da Giovan Battista Marino, con l’aiuto di Mario Biondo e Giovan Battista Amato.
Il pavimento della chiesa è caratterizzato da una sfarzosa composizione decorativa a fasce intersecate a fioroni e volute, in marmo chiaro su base grigia.

La Chiesa della Badia di Sant'Agata Interno

Cronologia dei lavori di Costruzione della Chiesa Badia di Sant’Agata

1735 Progetto definitivo della chiesa

1736 Acquisto di calce e probabile inizio del cantiere

1741 Finiture in pietra bianca del prospetto principale, costruzione delle volte dei quattro bracci della croce e della sacrestia

1742 Costruzione del cornicione dell’ordine Gigante con
pietra “giurgiulena”

1748 Completamento della facciata principale

1759 Erezione del tamburo della cupola

1764 Inizio della costruzione della cupola con conci di pietra “giurgulena”

1767 Completamento della cupola e della lanterna

1767 Incarico a G.B. Marino peri gruppi scultorei della facciata principale

1768 Il 12 marzo muore Giovan Battista Vaccarini

1770 Inizio della stuccatura e lucidatura dei partiti architettonici e delle pareti, comprese colonne in

finto marmo edii rilievi a stucco in chiave ai quattro archi principali

– Realizzazione della zoccolatura in marmo

– incarico per gli altari in marmo giallo di Castronovo

1771 Incarico per la realizzazione del pavimento bicromo.

Fino al 1782 Completamento con le opere scultoree interne, gelosie lignee, arredi mobili.

Opere, artisti e maestranze

Progetto architettonico: Giovanni Battista Vaccarini (1735)

1. Statua di Sant’Agata con due putti, di Giovanni Battista A Marino {tra il 1770 e il 1782)

2. Statua dell’Immacolata Concezione, di G.B. Marino {tra il 1770 e 1782)

3. Statua di San Giuseppe, di G.B. Marino {tra il 1770 e il 1782)
4. Statua di Sant’Euplio, di G.8. Marino (tra il 1770 e il 1782)

5. Statua di San Benedetto, di G.B. Marino (tra il 1770 e il 1782)

– Altari di Tommaso Privitera, Pietro e Mario Biondo (1770)

6. Statue di putti con acquasantiera, di G.B. Marino (tra il 1770 e 11 1782)

7. Crocifisso ligneo. di Ignazio Carnazza (1694), incastonato su una cortina di marmi di Ignazio Marino, Mario Biondo e G.B Amato.

8. Pavimento in Marmo di Pietro e Mario Biondo, G.B. Amato | Marino (1771)

Restauro interno della Chiesa

Il restauro delle superfici degli elementi plastici, è stato preceduto da interventi di consolidamento delle parti in procinto di distacco. I cartigli e le parti distaccate dei capitelli (foglie e volute) sono stati consolidati strutturalmente con l’inserimento di perni in : acciaio inox o in fibra di vetro fissati con resina epossidica. Le lacune sono state ricolmate con stucco e rinforzi di rete in fibra di vetro. Laddove integra, è stata recuperata l’ossatura lignea di sostegno.

Eseguito il consolidamento si è proceduto alla pulitura delle superfici le quali si presentavano caratterizzate da depositi di
polvere molto aderenti al supporto. E’ stato necessario pertanto l’utilizzo di impacchi di polpa di carta giapponese, sepiolite e carbonato d’ammonio seguita da una pulitura con spugne e spazzolini. 

Su tutte le superfici a mezzo stucco è stato eseguito un intervento di descialbo per asportare lo strato
pittorico di colore grigio-cenere che le ricopriva indistintamente. Già i saggi preventivi avevano
messo in evidenza delle superfici in origine trattate in maniera diversa, come le colonne dell’ordine
gigante e le semicolonne dell’ordine minore che erano in finto marmo di Carrara.

Cosa consiste la tecnica di descialbo?

La tecnica di descialbo è consistita nella rimozione meccanica mediante miscela di acqua deionizzata
con alcool e ammoniaca applicata con spugna e seguita dal bisturi per le parti più aderenti. Nelle
zone modanate si è fatto ricorso ad impacchi assorbenti (essenzialmente carta giapponese imbibita con carbonato d’ammonio diluito in acqua deionizzata). successivamente al descialbo è stato eseguito un raccordo cromatico, con velature pittoriche, tra le zone deteriorate, ovvero prive della patina pittorica originaria, e le zone integre restituite dalla pulitura.

La stessa tecnica è stata adoperata per il restauro delle colonne. ll descialbo ha restituito superfici in
finto marmo di Carrara con livelli di conservazione non omogenei. E’ stato necessario pertanto intervenire con un reintegro pittorico di alcune venature e con raccordi cromatici puntuali. Il trattamento finale delle colonne e delle semicolonne con cera d’api naturale ha loro conferito la lucentezza originaria, peraltro ampiumente mantenuta dopo il descialbo.


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Commenti

Una risposta a “La Chiesa della Badia di Sant’Agata”

  1. Avatar Roberto PALMA

    Quando vedo questi bei monumenti vado con la memoria alla fatica delle maestranze spesso pagate solo con un piatto di minestra. Penso anche ai contadini vessati dal clero padroni indiscussi ed assoluti di vasti appezzamenti di terreni. Persone sfruttate fino all’inverosimile Quindi……Firmato Roberto
    .
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