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Giovane catanese fonda la sua agenzia di out-going

Oggi torniamo a occuparci di storie di giovani ragazzi siciliani che si sono messi in gioco. Stavolta la storia è quella di Alberto Giuffrida, il quale ha deciso di aprire una sua agenzia di out-going proprio nel momento in cui turismo era più in crisi. Ha lanciato la sua attività quando tutto il mondo guardava con sfiducia agli spostamenti, nell’annus horribilis della pandemia. La sfida del giovane catanese a oggi può considerarsi doppiamente vinta: non solo per il successo dell’attività, ma anche perché è riuscita ad avviarla nella sua terra. Quella stessa terra che spesso appare inospitale per le innovazioni delle nuove generazioni e che imbriglia ogni nuova idea con le zavorre della burocrazia.

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Andare lontano per tornare a casa

Perché Alberto, che ora risiede a Catania e qui ha la sua vita e la sua routine, ha scelto di avviare un’attività che ha a che fare con l’estero: più precisamente, con viaggi all’estero, di studio e summer camp. La sua agenzia di out-going, la “Ila travel” lavora moltissimo con la formazione linguistica, ma con un approccio innovativo. Per questo, Alberto si circonda di collaboratori giovani e che sappiano destreggiarsi con più lingue.

Come lui stesso ha raccontato al quotidiano La Sicilia, «In agenzia organizzano i Summer e City Camps (vere e proprie full-immersion in inglese per bambini e ragazzi dai sette ai quattordici anni progettate per consentire l’apprendimento con insegnanti madrelingua e praticare l’inglese nelle azioni di tutti i giorni, nonché l’offerta settimanale di un’amplia scelta di attività sportive) i Viaggi Studi all’estero (per imparare l’inglese con una vasta scelta di Paesi anglofoni in cui soggiornare) e infine i Programmi di Scambio Culturale (che prevedono la frequentazione di una scuola e la sistemazione in famiglia, un’esperienza di profonda crescita culturale nonché personale).» 

Giovane e catanese ma con le idee chiare

Alberto è giovane catanese, classe 1997, ma non vuol dire che non abbia le idee chiare. Anzitutto, ha visto molti luoghi che non sono la sua terra natale, avendo oltretutto frequentato la scuola superiore a Barcellona. A soli diciassette anni ha vinto una borsa di studio presso la Monmouth University in New Jersey dove ha studiato finanza. D’altronde, come lui stesso riporta, «lo stare fuori ti fa apprezzare casa tua e ti forma, ti insegna a risolvere i problemi che si possono presentare nella quotidianità.»

Questo ha permesso ad Alberto di guardare con consapevolezza alle criticità del suo territorio, senza che queste ultime gli abbiano tolto la voglia di combattere e investire in esso. «Noi ci prendiamo cura delle cose private (ad esempio, teniamo le case pulitissime) e non della cosa pubblica, ci manca il senso civico, cosa che ci distingue da altri Stati».

Da imprenditore qual è, un appunto è rivolto anche all’ingessato apparecchio burocratico: «Qui la burocrazia è lentissima, una licenza che altrove si sbriga in poche settimane qui richiede mesi se non anni. E poi manca il senso forte di patriottismo.» Alberto però ha scelto di investire nella propria terra e delle sua parole trapela l’amore profondo che nutre per essa e che lo ha spinto a tornare. «Io consiglio comunque di tornare o di rimanere in Sicilia e di fare squadra insieme. Perché, credo nei giovani e penso sia giusto non scappare, ma restare». 

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“Da soli non si va da nessuna parte”

Quando torna a parlare dei giovani, Alberto sembra riflettere sulla sua esperienza che lo ha portato a realizzare il suo progetto. «Io credo che i giovani debbano poter provare strade all’estero per quel che riguarda la formazione per ampliare gli orizzonti, per apprendere culture diverse e modi di pensare diversi. Per poi sfruttare ciò che si è appreso fuori qui, da noi. Sono sicuro che la mia parte la farò per Catania e per la Sicilia.»

C’è quindi anche tanta, tantissima speranza (e volontà) di poter cambiare le cose per la propria terra. Eppure, Alberto ha ancora qualcosa di prezioso da dire, qualcosa che tutti noi dovremmo ricordarci quando guardiamo allo stato spesso disastrato in cui verte la nostra terra. «Spero che sarò seguito da altre persone, perché chiaramente da soli non si va da nessuna parte». 


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