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Crisi Sicilia, inflazione alle stelle e aziende a rischio

Si preannuncia un periodo durissimo per tutti i siciliani. La crisi mondiale che sta colpendo ogni settore non risparmia nessuno, ma si accanisce decisamente duramente con le isole. A dimostrare la crisi in Sicilia non sono soltanto i dati che certificano l’inflazione, con quest’ultima che era già stata ampiamente avvertita dalle tasche di tutti gli italiani. Già qualche giorno fa ci eravamo soffermati a parlare dell’esperienza di Giuseppe Micale, che aveva deciso di chiudere il suo panificio per gli aumenti di prezzi.

Adesso a certificare il tutto sono arrivati i dati dell’Unione Nazionale Consumatori.

Inflazione Catania è la più alta in Italia

Stando a quanto riportato, è Catania a detenere l’amaro scettro della città che ha registrato il più alto tasso di inflazione. L’Unione Nazionale Consumatori, sulla scorta dei dati sull’inflazione di settembre diffusi dall’Istat, ha stilato una classifica delle città più care della Penisola, in termini di aumento del costo della vita. Parliamo di cifra da capogiro: ben +11% rispetto a settembre dello scorso anno. Un valore altissimo, che spiega come oggi sia difficilissimo per chi vive la realtà quotidiana della città “arrivare a fine mese”, specialmente se si continua a combattere con i costanti disservizi che si sono susseguiti. Detenere questo triste record vuol dire, per il capoluogo etneo, che l’inflazione annua ha fatto lievitare le spese per ogni famiglia media catanese di circa 2.200 euro. Se consideriamo come lo stipendio medio di un lavoratore italiano è stimato intorno ai 1500 euro, è facile intuire come questi aumenti metteranno in crisi più di un nucleo familiare.

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Verrebbe da dire “mal comune, mezzo gaudio”: ma non è proprio così. La sconfortante situazione, che investe comunque tutta l’Italia, sembra aver afflitto meno il centro e il sud Italia, mentre non va meglio negli altri capoluoghi di provincia siciliani: Palermo raggiunge un tasso d’inflazione del +10,8% rispetto a settembre 2021, Messina del +10,1%.

Questo ha portato la Sicilia a essere la seconda Regione in Italia per maggior aumento dei prezzi su base annua. Con un +10,4%, è preceduta soltanto dal Trentino Alto Adige (+10,5%).

Crisi Sicilia, Confartigianato shock: a rischio 165mila posti di lavoro

A pagare un prezzo altissimo potrebbero essere le imprese. Da qui l’appello di Confartigianato, ufficialmente lanciato alla deputazione regionale e nazionale, affinché “Nessuna impresa chiuda”

Confartigianato nessun impresa chiuda

Nel loro comunicato stampa si legge come “Confartigianato lancia appelli, incontra la politica, in cerca di aiuti concreti a supporto di una rete imprenditoriale sempre più sofferente con 165 mila addetti nelle piccole e micro aziende, con un futuro ormai incerto nei comparti maggiormente esposti. Sin da prima delle elezioni, i vertici di Confartigianato hanno incontrato i vari candidati, facendo una forte azione di lobby.”

“L’organizzazione si prepara alla manifestazione unitaria a Palermo del prossimo 7 novembre. Uno studio dell’Osservatorio economico di Confartigianato, individua 10 comparti manifatturieri con una più elevata intensità di utilizzo di gas ed energia elettrica. Si tratta dei settori maggiormente energivori dei minerali non metalliferi (ceramica, vetro, cemento, refrattari, ecc), carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo.”


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