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Calcio Catania: la SIGI ignora gli imprenditori siciliani

Una crisi profondissima, che non sembra lasciare scampo a nulla. Il Calcio Catania ci ha già abituato a sonore sconfitte in campo, come quella rimediata a Catanzaro che ci ha escluso dalla Coppa Italia o quella rimediata nell’ultima giornata in casa col Bari. Sono ormai distanti anni luce gli anni in cui venire al Massimino era uno spauracchio anche per le big di A e quando i gol di Mascara facevano il giro del mondo, venendo visti anche a Tonga.
partite del Calcio Catania
Le difficoltà sul campo di calcio, tuttavia, fanno parte del gioco. Come si dice in questi casi, la palla è rotonda. Anche se tutti vorremmo rivedere in A la nostra squadra del cuore, siamo consapevoli delle difficoltà che ha affrontato negli ultimi anni. Più triste è scoprire, sulla nostra pelle, che tali difficoltà non solo non appaiono per nulla risolte ma anzi sembrano, anche nella realtà quotidiana, nascondere profondi baratri.

Calcio Catania, la SIGI e una crisi “miope”

Nel 2019-2020, dopo molto purgatorio fra B e C, il Calcio Catania rischiava di fallire a seguito del fallimento della Finaria, holding di proprietà di Pulvirenti, travolta da problemi finanziari. Si chiudeva così una parentesi molto nobile della squadra, che già negli ultimi anni però versava in condizioni preoccupanti (non venivano più nemmeno corrisposte le mensilità agli impiegati). La società Calcio Catania veniva però riscattata dalla SIGI S.p.a. per 1,32 milioni di euro. Parliamo di una cordata di 11 imprenditori, professionisti e procuratori di gruppi imprenditoriali rappresentata dall’avvocato Giovanni Ferraù, presidente del Cda.
Inutile dire che questa ventata di novità ha animato di speranze tutti i sostenitori del Catania, che consapevoli dello stato in cui versava il proprio amato club, hanno accolto la notizia con un sospiro di sollievo. 
Oggi possiamo fare lo stesso?

Crisi calcio Catania

Non vogliamo di certo entrare nel merito di complesse situazioni societarie e finanziarie, che certo oltretutto aprirebbero dolorose parentesi sulla recente notizia della necessità di dover affidare a un terzo lo stabilimento di Torre del Grifo, centro polisportivo fiore all’occhiello del Calcio Catania.
torre del grifo
Come una struttura inaugurata nel 2011, costruito su una superficie di 150.000 m2  e che può vantare quattro campi da calcio regolamentari, due in erba naturale e due in erba sintetica, due piscine, quattro palestre, una Spa, un centro medico, locali ristorante e mensa, sia divenuto un problema è certamente argomento complesso. Certo è che questo è un altro argomento dolente.
Ma noi preferiamo raccontarvi l’esperienza della Payback ADV, per farvi capire che – per quanto abbiamo potuto appurare – non vi è semplicemente una questione di crisi.

Il supporto dei piccoli imprenditori e l’indifferenza della SIGI

La Payback ADV è un’agenzia pubblicitaria composta da giovani professionisti siciliani che opera prevalentemente nella zona etnea. Non stupisce quindi che abbia avuto a che fare con la società calcistica e che quest’ultima abbia beneficiato di alcuni servizi offerti dall’azienda di Misterbianco. Una volta erogati questi stessi, tuttavia, la prestazione è rimasta insoluta. Un fatto certamente grave, che tuttavia costituisce una realtà conosciuta a molti imprenditori siciliani, che giorno dopo giorno combattono per avere quanto gli spetta di diritto. Insomma, anche qualcosa che dovrebbe essere naturale, in Sicilia può divenire complesso.
A fronte tuttavia dell’insoluto l’amministratore dell’agenzia pubblicitaria, Roberto Barbagallo, ha proposto alla SIGI S.p.a. di commutare il debito per i servizi offerti dalla Payback ADV, rinunciando a un equo pagamento in favore di abbonamenti per lo stadio. Una manovra che personalmente trovo lungimirante: un modo semplice per favorirsi fra imprenditori. Un solidale scambio che richiama le forme più sensate e razionali del baratto, un proficuo do ut des da cui ambedue le parti avrebbero tratto sicuro giovamento.
La SIGI avrebbe infatti risparmiato liquidità, di questi tempi certamente preziosa, in favore dell’accesso allo stadio – che per la cordata proprietaria del Calcio Catania non sarebbe certamente stato un problema. La Payback, dal canto suo, avrebbe acquisito la possibilità di visionare in diretta e sul posto le partite del Calcio Catania, con l’intero di migliorare il suo servizio di cronaca e lo scopo di fornire un servizio sempre migliore ai suoi lettori.
Ebbene, la SIGI non ha mai risposto a questa richiesta. Non è ancora dato sapere il motivo per cui tale risposta stia tardando così tanto (anzi, la speranza è che questa denuncia possa portare la questione agli occhi di chi di dovere). Certo è che questo atteggiamento non lascia presagire niente di buono. Non siamo in grado di interpretare come un sintomo salubre una società radicata sul territorio che ignora la mano porta da un imprenditore locale, che per di più è disposto a rinunciare a un suo credito.
Una vicenda che, dal nostro punto di vista, proietta lunghe ombre sulla gestione del club catanese e che, possiamo solo sperare, si risolva nel migliore dei modi.
Per tutti.


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