ulivi campo sicilia

Sicilia, tornare a casa per coltivare i propri sogni: la storia di Alberto e Gaetano

 
Qualche giorno fa abbiamo intervistato Simone Iannuzzo, un giovane informatico siciliano alla conquista di Netflix grazie al suo contributo alla premiata serie TV “The Dragon Prince”. Oggi vogliamo dedicare la nostra voce a un’altra storia di eccellenze siciliane, sperando che divenga proprio un’abitudine.
Vogliamo parlarvi dell’esperienza di Alberto Bruzzi e Gaetano Amico, due amici siciliani doc (agrigentini, per la precisione), fondatori della cooperativa agricola Chrysos per la coltivazione di frutti oleosi.
Una storia che comincia come molte altre: la giovinezza nella splendida isola, poi la partenza per cercare una vita diversa, l’emigrazione come soluzione all’annosa disoccupazione cronica che affligge l’isola. E non è più solamente una questione limitata al lavoro: sempre più giovani decidono di partire, anche per motivi di formazione oltre che strettamente lavorativi. Siamo così sempre più spesso pronti ad ascoltare storie di persone che riescono a raggiungere la propria soddisfazione lavorativa e i propri obiettivi di vita fuori dalla nostra amata terra e vi rientrano solo per passare le vacanze, o per brevi periodi in cui salutano i propri cari.
Anche per Alberto e Gaetano la storia sembrava aver preso questa piega: lasciata la Sicilia, hanno studiato e poi successivamente lavorato rispettivamente a Pisa e Pavia. Ma il pensiero di rientrare nella terra natia è rimasto per i due, perché «nonostante i vari difetti, vivere in Sicilia è stupendo e la qualità della vita è molto più alta che in altri posti, per cui c’è la voglia di ritornare dove si sta bene».
Così nel 2018 i due giovani imprenditori sono tornati a casa con un’idea nella mente, che avevano coltivato anche durante la loro permanenza fuori e che ha alimentato la loro voglia di mettersi in gioco. «Già prima di partire avevamo voglia di creare qualcosa di nostro nella nostra isola – ha raccontato Alberto a Balarm.it -. Una volta qui, potevamo percorrere le due strade che la Sicilia offre, quella del settore turistico e quella dell’agricoltura. Noi abbiamo optato per la seconda».
Una scelta che li ha riportati a coltivare la terra, valorizzando eccellenze agroalimentari proprie del territorio siciliano: capperi, mandorle e soprattutto olio. E proprio in ossequio all’olio è stato coniato il nome della cooperativa agricola Chrysos, un nome che parla greco come greche sono le radici delle Sicilia e che al contempo «significa “dorato”, un colore che fa pensare a quello dell’olio, che è il vero oro della Sicilia».
olive sicilia
Una cooperativa agricola dunque, aperta senza ricorrere a finanziamenti ma solo grazie all’aiuto della famiglia e ai propri sudati risparmi per rilevare dei terreni tra Raffadali e Siculiana. Una cooperativa che punta forte sulla terra, all’interno di una rivalutazione generale del settore agricolo che sempre più spesso negli ultimi anni ha vinto e convinto, principalmente puntando sulle eccellenze. Allo stesso modo i Alberto e  Gaetano hanno deciso di creare un brand che mirasse alla qualità dei suoi prodotti piuttosto che sulla quantità. «Un prodotto di cui andare fieri e che possa essere apprezzato da tutti per l’enorme lavoro che c’è dietro», controcorrente rispetto alla necessità del moderno mercato di produrre molto e a basso prezzo, ma in linea con le peculiarità del Made in Italy.
mandorle sicilia
Le parole chiave, in tal senso, sono sempre prodotto italiano e biologico: parole che non identificano in questo caso solo un trend di mercato, ma una vera e propria filosofia di approccio alla terra: «noi siamo quello che mangiamo». Un mantra che, sempre più spesso, viene riscoperto anche dai consumatori, che stanno premiando questa tipologia di prodotti con le loro scelte, ma anche dagli altri giovani investitori.
La storia di Alberto e Gaetano non è infatti l’unica e promette di rimanere sempre meno isolata: «In molti se ne stanno accorgendo e noi ne siamo felici» – ha detto Alberto a Balarm.it – «Più gente torna alla terra meglio è per noi, perché soltanto facendo rete e abbattendo il muro della diffidenza si può diventare più forti economicamente».
Un percorso che è passato, oltre che dall’impegno, anche dallo studio e dall’apprendimento costante: «Quando abbiamo piantato gli ulivi, ad esempio, abbiamo chiesto a un esperto potatore di potare gli alberi e lo abbiamo osservato per giorni e giorni per imparare come si curano».
Un percorso non esente da difficoltà, dovute certamente alle lungaggini della burocrazia italiana ma anche ai colpi inflitti a tutta l’economia dalla pandemia, che non ha tuttavia impedito ai due giovani imprenditori di allargare i loro interessi anche ai capperi selvatici, tipici della zona della Valle dei Templi, che ora verranno raccolti e venduti sotto il marchio “Diodoros”.
capperi sicilia
Siamo sempre felici quando possiamo riportare storie come queste e auguriamo ad Alberto e Gaetano un futuro radioso, anzi, dorato!
 


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